La Pace come necessità

Sempre riguardo alla guerra in Ucraina, il timore è che, per come si sta declinando questo scontro, ormai la mediazione internazionale per la pace è oggettivamente inefficace. Troppo scorno da parte russa per la condotta dilettantistica della campagna. Livore degli ucraini, per stragi, stupri e bombardamenti. Il conflitto, insomma, ha assunto un carattere di “questione personale”, molto simile alla degenerazione emotiva che caratterizza le guerre civili dove, molto spesso, l’odio e il desiderio di vendetta, tendono a influenzare la condotta bellica più della razionalità. In questo contesto, la comunità internazionale può spingere alla trattativa, più che definirne i termini. Termini che devono essere metabolizzati dalle parti prima di essere discussi con qualche probabilità di raggiungere un accordo, visto che la guerra è ancora in bilico.
Per questo, tenendo ben presente chi è l’aggressore e chi l’aggredito, l’azione dell’occidente deve continuare nei termini già stabiliti. Sanzioni alla russia, possibilmente sempre più efficaci, e sostegno logistico e umanitario all’Ucraina.
Ed è questo 2° punto il più complesso da gestire.
Bisogna dire con chiarezza che questo sostegno non è e non deve essere incondizionato. Pensare di ristabilire anche solo una situazione ante 24 febbraio è irrealistico.
La situazione ora è tale che una sconfitta totale della russia, risulterebbe largamente controproducente. La vita non è un esercizio teorico dove i principi prevalgono sulla realtà. Ogni uomo di potere sa bene che il destino può essere forzato solo fino a un certo punto.
Il compromesso è lo strumento che ci consente di raggiungere risultati accettabili evitando di rincorrere inutilmente obiettivi irrealizzabili. Una soluzione, pur parziale o imperfetta, va raggiunta nel più breve tempo possibile perché la guerra non conviene a nessuno.
Kiev deve sapere che può contare sul nostro appoggio, ora e in futuro, ma che questo appoggio punta alla pace e non alla continuazione della guerra o alla sconfitta militare della russia. Il sostegno andrà modulato secondo questa condizione, con tutte le difficoltà del caso.
L’occidente non è in guerra con la russia,è la russia a essere in guerra con sé stessa.
Una nuova russia sarà possibile solo se la vorranno i russi. È stato il tentativo di imporre un modello sociale a causare questa guerra,non va fatto lo stesso errore in nome della pace.
Noi possiamo facilitare il cambiamento, ma non imporlo. È chiaro e pacifico che i debiti andranno saldati, i delitti contro i civili puniti severamente, viceversa nessun nuovo corso sarà credibile, ma il futuro dovrà essere di pace e collaborazione.

Siamo in una sorta di stallo alla messicana, laddove i russi non vogliono perdere (soprattutto la faccia) e dove l’Ucraina sogna di vincere.
Ovvio che una guerra lunga e di logoramento non conviene a nessuno degli attori in scena.
Non ai russi che, al netto del crollo del PIL, non possono permettersi di rimanere isolati nella comunità internazionale per cui potrebbero accontentarsi di Crimea e di una sorta di sovranità condivisa su Donbass. Non agli ucraini che non potranno contare su perenni aiuti internazionali e anche loro poi dovranno fare i conti con la recessione che la guerra porterà in dote. Non agli europei, che non possono staccarsi dal cordone ombelicale russo dell’energia in virtù del mercato globale. Non ultimo non conviene agli americani che non possono foraggiare uno Stato in cui non potranno mettere piede con reparti di armi e aviazione per non irretire non tanto la Russia ma la Cina che potrebbe ritenersi libera di fare lo stesso nei paesi est asiatici.

Questo, nell’interesse di tutti.