Un voto da Cinico TV

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«Non abbiamo paura del voto» dicono tutti per farsi coraggio e per nascondere l’ovvio dato di realtà, e cioè che in realtà del voto hanno paura tutti, nessuno escluso! Perfino quelli che minacciano mobilitazioni di piazza ben consci di cosa penserà la piazza di un eventuale dodicesima campagna elettorale in 14 mesi (Politiche, europee più nove campagne regionali vissute tutte come decisivi test nazionali)
Come potrebbero reagire gli italiani? Chi potrebbero premiare, chi condannare a morte?
CON I NUMERI ATTUALI (perché al di là dei sondaggi, delle esternazioni, delle speranze e di chi non capisce niente ma continua a scrivere cazzate sui social, ciò che conta sono i NUMERI ATTUALI IN PARLAMENTO DOPO LE ULTIME ELEZIONI POLITICHE NAZIONALI) si prospettano vari scenari.
Governo del presidente? Servirebbe a scongiurare l’aumento dell’iva e a tranquillizzare mercati ed Europa.
Governo giallo rosso? Dopo aver fatto i lacchè alla Lega i grillini non si faranno cannibalizzare dal PD. E nel PD non ci staranno a rendere il potere nelle mani di Renzi Boschi e GIGLIO MAGICO. Sarebbe un altro contratto di governo che porterebbe M5S e PD a indebolirsi sempre di più per ovvii motivi di ideologia discordante su temi centrali e vitali per il Paese.
Elezioni subito? Chi le chiede dai social o lo fa per mera propaganda NON CONOSCE L’ITER ISTITUZIONALE PREVISTO DALLA COSTITUZIONE a cui OGNI presidente della repubblica deve attenersi, Mattarella compreso. Dopo un anno di cavalcata trionfale la Lega di Salvini è scivolata sulla classica buccia di banana scatenando l’ilarità dei più ma rimane comunque il partito di destra più forte perché FI, senza un accordo rischia l’estinzione mentre FdI farà il suo, ma mai arriverebbe a scavalcare a destra il Capitano.
E quindi?
Lasciar lavorare un eventuale probabile governo del presidente soprattutto vari una legge elettorale che consenta la governabilità ed arrivare al voto in primavera, quando il cdx avrà un programma condiviso depotenziando Salvini e la Lega.
Lasciar lavorare un governo giallo rosso in modo che gli opposti si annientino tra loro dopo che (esperienza insegna) i contratti di governo si sono rivelati fallimentari.
E gli italiani? Come sempre, assistono senza speranza in questo florilegio da cinico TV

La Legge di Murphy-Renzi

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Avete mai sentito parlare dell’effetto Dunning-Kruger? Quello che potremmo riassumere con l’aforisma di giocare a scacchi con un piccione? Ecco, potresti essere anche il campione del mondo ma tanto il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.
Ora rapportiamo il tutto all’attuale fase politica italiana.
Il campione di scacchi, che si ostina a giocare sempre e comunque, è Salvini e il piccione non può essere che Renzi. Con la differenza che nella Dunning-Kruger c’è il meno esperto che tende a sopravvalutare le proprie abilità dimostrandosi supponente, mentre nella realtà politica italiana è successo esattamente l’opposto: Renzi ha giocato la mossa del del cavallo dando scacco al re. Con la sua tempestiva uscita, subito dopo la paventata crisi di governo aperta in maniera neppure tanto convinta da Salvini, ha dato un iniezione endocàrdica al cuore pulsante del direttivo grillino tanto da adrenalizzare il coraggio sopito da dopo le elezioni. In questo caso Renzi si è dimostrato una sottile mente politica che ha stupito non solo me ma anche tantissimi veri conoscitori di cose politiche, di quelli che sanno e che non stanno dietro a ciò che viene scritto sui social, che subito si sono accorti di tre cose:
1) Renzi ha messo nel sacco il proprio nemico numero uno Salvini ma anche il proprio segretario Zingaretti, facendoli intendere chi comanda ancora nel partito.
2) ha messo a tacere, stupendoli, le voci di coloro che lo volevano politicamente morto con una mossa politica degna di un grande statista.
3) è diventato l’ago della bilancia per formare il nuovo esecutivo che, c’è da scommetterci, si poggerà sulla “maggioranza Ursula” grazie ai buoni uffici verso Berlusconi e verso la corrente di sinistra del M5S.

Comunque la si veda la situazione ha già un vincitore. Solo morale per adesso, ma un vincitore. E come fanno i vincitori impongono la propria legge sui vinti. Morale anch’essa, traversa e indiretta forse, effimera finché si vuole ma pesante come un macigno.
Una legge che il nostro Renzi-Murphy ha confezionato ad hoc per Salvini e che recita “Se qualcosa può andar male, lo farà”

Le regole della Casa di Sergio.

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Come procede questa crisi di governo? Ma soprattutto: c’è veramente questa crisi?
Lasciamo perdere i discorsi e guardiamo la situazione attuale e futura secondo le regole istituzionali e non certo ad minchiam come si legge in giro. Voglio ripetermi: secondo le regole istituzionali.
Il premier Conte, dopo la sfuriata contro Salvini non si è ne dimesso ne scomposto più di tanto, attendendo di essere sfiduciato in Parlamento. Soprattutto per conoscere chi saranno quelli che lo sfiduceranno, a parte i leghisti (e non solo). Evitando di dimettersi la crisi si giocherà tutta dentro l’alveo di un iter parlamentare: la maggioranza cade nell’emiciclo, ed è nell’emiciclo, nel caso, che si cercano maggioranze nuove contando sui numeri attuali e non certo sui sondaggi che saranno. Ammessa e non concessa l’approvazione immediata del taglio dei parlamentari risulta impossibile conciliare la riforma per presentarsi al voto con le vecchie regole elettorali. Quindi il giorno delle elezioni è destinato a allungarsi per forza di cose. Forse Salvini aprendo sulla legge del taglio dei parlamentari non ha considerato questo piccolissimo ma necessario passaggio istituzionale o forse, come credo, ha tirato talmente tanto la corda da spezzarla. Inconsapevolmente. Forse, avendo capito di averla fatta grossa, ha cercato di ingraziarsi i 5Stelle per tenere in piedi la maggioranza gialloverde dopo che Di Maio (bono, anche quello!!) aveva chiesto a gran voce di varare prima la legge sul taglio e poi andare al voto. Nella realtà delle regole istituzionali la crisi passa avanti a tutto, e prima di aprirla ci si doveva pensare. E pensare bene!
Anche perché, se per assurdo ci fosse una maggioranza alternativa, il premier Conte potrebbe dimettersi il prossimo 20 agosto, dopo le comunicazioni del parlamento e senza aspettare la sfiducia, mandando a carte e quarantotto la riforma del taglio dei parlamentari prevista per il 22.
È sistematico che tutti si appellino al buon senso istituzionale del presidente Mattarella che…….. a oggi è ancora in vacanza alla Maddalena! Nonostante la crisi, nonostante sia tirato per la giacca da più parti, nonostante l’uscita del redivivo Renzi, nonostante le tante ipotetiche cazzate che vengono dette in giro, il presidente Mattarella non ha ritenuto opportuno interrompere le vacanze e tornare a Roma, ma anzi si è imposto un rigoroso e religioso silenzio.
Questo perché? Perché sa come funzionano le regole della roulette e soprattutto sa di essere lui il croupier.

L’Ermo Colle

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Viste le ultime vicissitudini del governo gialloverde ho deciso di acquistare questa cover per il telefonino al modico prezzo di 14 USD. L’ho fatto per protezione divina, come si usa fare nei momenti disperati quando ci si affida a padre Pio o alla Santa Vergine di Lourdes a cui rivolgere qualche litania. L’attuale momento storico e politico italiano più che preghiere necessiterebbe di un miracolo ma credo che l’Altissimo abbia cose più importanti a cui pensare.

Con la crisi di governo ormai ufficialmente dichiarata, con una legge elettorale che a parole tutti vogliono cambiare ma che nella realtà fa comodo così com’è, con una manovra di bilancio da approvare, un impegno elettorale che dissesterà ancor più il bilancio dello Stato, con il differenziale spread in risalita, contro il pericolo (pericolo? Sicuri?) di un avanzata delle forze sovraniste, l’unica alternativa è che il presidente Mattarella vari un governo tecnico di larghe intese rinviando il voto sine die.

In realtà a chi serve il voto? Alla Lega che sta aumentando nei consensi, ma anche a una parte del PD che permetterà a Zingaretti di sbarazzarsi degli ingombranti renziani e a quella frangia pentastellata che defenestrerà Di Maio. Insomma, in tutto l’arco parlamentare, solo a un partito e a un paio di correnti. Non vuole la crisi Berlusconi, che ha più diavoli che capelli impiantati e che subirà un ulteriore dimezzamento; non vuole la crisi il M5S perché potrebbe implodere per una guerra tra correnti le correnti dimaiane e fichiane con l’incognita Di Battista; non vuole la crisi Renzi perché perderebbe i posti chiave, tenuti dai fedelissimi, in seno al partito giacché la compilazione delle liste elettorali verranno stilate dal segretario Zingaretti che escluderebbe tanti del “giglio magico” ; non vuole la crisi +Europa altrimenti sparirebbe dalla scena politica; non vuole la crisi la sinistra antagonista perché….. Non esiste più una sinistra antagonista se non sulla carta ; non vuole la crisi la Meloni perché, in caso di alleanza con la Lega, teme di finire cannibalizzata dall’alleato come è successo al Movimento.

Se consideriamo tutti questi fattori ma soprattutto i numeri attuali, è evidente che ci sia una maggioranza parlamentare trasversale che potrebbe arginare lo strapotere leghista cercando di ridimensionare il fenomeno. Sta a Mattarella decidere se sciogliere le camere e mandare tutti al voto a ottobre con conseguenze nefaste per l’economia e i rapporti con l’Europa oppure affidarsi a un nome di prestigio che metta tutti d’accordo (a parte la Lega) sull’opportunità di varare un governo di larghe intese.

Mattarella però non è matto come Cossiga, risoluto come Scalfaro, cinico come Napolitano. Mattarella è avulso alle beghe politiche come San Francesco lo era verso i concili papali nel medioevo. Uomini di fede e cristallina probità che trovano coraggio solo nel proprio piccolo mondo. Mattarella dovrebbe far propria una massima di Rino Formica: “la politica non è l’arte del compromesso, ma l’arte di ridurre al minimo le parti inconciliabili”.

Come andrà a finire? A sangue e merda, come sempre.