I segni della storia

Voglio fare una riflessione su quello che ritengo sia il reale significato della visita di Biden a Kiev. Un evento che avrà richiesto uno sforzo organizzativo così rilevante da non potersi considerare solo un importante atto di sostegno e incoraggiamento. C’è l’affermazione di una scelta di campo netta e definitiva che però, sempre secondo me, non garantisce un appoggio incondizionato a qualsiasi costo e duraturo nel tempo.
Per il viaggio del presidente americano in una zona di guerra (cosa mai avvenuta nella storia americana) sarà sicuramente stata necessaria una sorta di tregua concordata tra USA e Russia per evitare incidenti gravissimi, perché non dimentichiamo che il controllo dei cieli ucraini è appannaggio delle forze aeree di Mosca e non bastano gli scudi antimissile come garanzia.
Per cui siamo di fronte a una specie di tregua, che i russi avranno agevolato immaginando di ricevere una sorta di contropartita, almeno in termini di persuasione, per avvicinare le parti a una soluzione.
Questo svela un nuovo scenario, laddove la Cina di Xi non è poi quel partner privilegiato che Putin vorrebbe far credere, anche se sono indubbi gli sforzi di Pechino per un cessate il fuoco. Qui apro una piccola parentesi: la ripresa della guerra su larga scala e il maggiore coinvolgimento di tutti a vario titolo, non agevola l’economia mondiale di cui la Cina è locomotiva trainante.
Tornando al nocciolo, mentre si rifornisce di danaro e mezzi, insomma, si discute e si tratta. Dissuasione e diplomazia agiscono insieme, bastone e carota, minacce e mani tese insieme. Ed è il modo giusto per procedere, senza invocare soluzioni teoriche e celesti ispirate dallo Spirito Santo. Questo è un mondo difficile, dove molti spesso si vestono di belle parole per nascondere il vuoto delle loro idee (e qui non mi dilungo perché quelli che parlano di questo sono come quei vecchietti che a bordo cantiere saprebbero fare più degli ingegneri).
Per arrivare in fondo, serve sempre sporcarsi le mani.
Per meglio far capire il concetto di tregua intercorsa basti pensare che la delegazione di Obama per conferenza internazionale in Olanda, ha impegnato 3/4 dei servizi di sicurezza americani con vari cerchi di inaccessibilità attorno al presidente.
Tutto si muove secondo una logica, e la strada è quella della pace. Ma non come vorrebbero alcuni patrioti che alla maniera di Enrique Balbontin vorrebbero “fare i finocchi con il culo degli altri”

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