Le recriminazioni del poi.

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La questione, più che politica, si fa psichiatrica e dunque è bene usare un approccio cautelativo quando si parla dell’antica questione di come scendere dal carro del perdente. Se sia meglio farlo recriminando, oppure se sia preferibile darsi alla fuga senza clamori, con modi liftati, ostentando la pacata ragionevolezza dei delusi. La faccenda è ancora più complicata se si pensa che il perdente sia stato etichettato tale già in precedenza, ancor prima di conoscerlo. Siamo al punto che taluni stanno nervosamente indicando le uscite di sicurezza per chi vuole abbandonare la nave in avaria, facendo notare che già da prima mancavano le scialuppe di salvataggio per tutti. Ma arrivati a questo punto, se sono giuste le recriminazioni dovrebbe esser tale anche la prudenza in tante dichiarazioni postume.
Anche qui, diverse scuole di pensiero. La prima è giocare la carta del complottone, che è sempre buona e può attecchire presso le anime semplici. In questo caso la storiella è: ecco, Daniele non era il candidato adatto perché….. riempiendo i puntini di sospensione a piacere. Potrebbe essere una tesi suggestiva se non fosse puerile, in virtù del tempo trascorso da queste anime belle in consiglio comunale a fare opposizione.
Una tesi che però fa acqua da tutte le parti e infatti viene spesso messa lì nelle discussioni come inciso, come dogma, come discolpa. E’ una modalità di discesa dal carro che somiglia al vecchio “ti lascio perché ti amo troppo” a cui è vietato credere, almeno dopo la quinta elementare.
Ancor più divertente l’altra teoria, quella della separazione per motivi caratteriali. Tutto era bene, tutto era bello, ma lui, il Barbaro come affettuosamente viene chiamato, ha voluto indossare la maschera del leghista cattivo e incazzoso per interpretare un ruolo che non gli compete, in virtù della sua vis civica. Anche questa è una tesi molto comoda, che permette di non dissociarsi politicamente, ma di dare tutta la colpa al vertice, e lascia intendere la pronta disponibilità a risalire sul carro, se ci saranno le condizioni opportune. Per finire, c’è una terza scuola di pensiero, quella dei criticoni, che poi sarebbero i passeggeri di quel carro, che dicono di non essere mai stati del tutto d’accordo. Il vecchio caro “io l’avevo detto” pronunciato da chi non aveva detto proprio niente è sempre disarmante, lascia senza parole. Per cui si consiglia, a questi ultimi che scendono dal carro come fossero stati passeggeri casuali, di munirsi della scaletta necessaria alla bisogna. Insomma, chi dice “io l’avevo detto” esibisca qualche prova che l’aveva detto davvero, per un minimo sindacale di decenza oppure, più prosaicamente, cominci a fare una profonda autocritica. Mi dispiace esclusivamente per Daniele che dopo aver perso queste elezioni si è ritrovato solo già alla prima conferenza stampa. E questa non rientra certo nella strategia.