Impossibili Alternative

Da parte di tutto il mondo occidentale c’è la volontà che Vladimir Putin non solo debba essere fermato nel suo tentativo colonizzare l’Ucraina, ma debba anche essere punito per la sua barbarie. Agli occhi di noi perbenisti civilizzati occidentali è una questione di giustizia divina.

Più che la guerra in sé ciò che rende la situazione ancora più pericolosa è che l’Ucraina è armata e rifornita proprio dall’’alleanza militare che la Russia teme di più: la Nato. Paradossalmente quindi, ciò che Putin voleva evitare (bloccare l’espansionismo della Nato) gli si è rivoltato contro seppur in maniera indiretta, giacché l’Ucraina è armata e sostenuta economicamente proprio dall’Alleanza Atlantica. Oltre a questo va considerato il boicottaggio economico sempre più duro, che mira a determinare la sconfitta russa non solo per armi ma anche per economia. Per tutta questa somma di ragioni sono ragionevolmente convinto che questa campagna militare, se dovesse concludersi con una sconfitta umiliante per la Russia, affosserà non solo il regime di Putin ma anche il prestigio nazionali del paese. 

Putin è un giocatore d’azzardo che ha già perso così tanto da essere destinato alla bancarotta, e la sua unica salvezza è ribaltare la situazione continuando ad alzare la posta. È questo il tipo d’avversario disperato che l’occidente si trova forse a dover affrontare. Peggio: è un avversario che si è macchiato di sanguinose colpe per le quali l’occidente, forse, sarà obbligato a non chiedere risarcimenti. Ma potrà e vorrà farlo?
In campo occidentale c’è stato un crescendo sia nella risposta ufficiale all’invasione della Russia sia nella retorica della denuncia del regime. È un fatto comprensibile ma che con il tempo potrà rivelarsi paradossale. Putin è stato dipinto come il presidente di una specie di stato mafioso: corrotto, cleptocratico e violento, fondato su reti di fedeltà e rivendicazioni territoriali che non hanno nulla a che fare con la volontà popolare che va contrastato a prescindere. L’occidente però dovrebbe anche riconoscere il rischio di ritrovarsi di fronte a un atroce dilemma: vogliono mettere fine al conflitto oppure sconfiggere la Russia?
Forse queste due cose ormai coincidono, ma la differenza potrebbe diventare importante.
Certo che è importante per la sicurezza occidentale che gli aspiranti Putin di questo mondo capiscano che, se tentano qualcosa di simile all’invasione dell’Ucraina, saranno schiacciati e umiliati, come sta succedendo alla Russia.
Il rompicapo, tuttavia, è che per Putin sarebbe più facile ritirarsi se trovasse un modo d’affermare che non ha fallito. Gli analisti e i diplomatici, gente che bada al sodo e non fanno politica in salotti tv o sui social, sono concordi nel ritenere possibile sconfiggere Putin se al contempo venisse elaborato un messaggio che il presidente russo possa sventolare come una vittoria in patria. Ma il fatto stesso che l’occidente debba concedergli qualcosa da sventolare in patria, in virtù di quanto sopra, non indebolisce la capacità dell’occidente stesso di sventolare la propria vittoria? 
Realisticamente l’unica soluzione è un ripristino dello status quo precedente alla guerra, accompagnato da garanzie diplomatiche per entrambe le parti. Ma perché l’Ucraina dovrebbe accettare lo status quo, visto quello che ha passato? E Putin come potrebbe fare altrettanto visto il prezzo che ha pagato a sua volta? L’Ucraina ha fatto domanda di adesione all’Unione Europea e il suo desiderio di entrare nella Nato è oggi ancor più legittimo. La sua popolazione sembra essere diventata più coesa nelle avversità e aver trovato la sua voce come stato nazionale europeo. Lo status quo che Putin trovava così intollerabile in precedenza potrebbe essere impossibile da resuscitare, perché lui stesso l’ha eliminato. Le proiezioni di strategia militare insegnano e più a lungo l’Ucraina resisterà, più l’occidente potrebbe convincersi di poter ottenere qualcosa di più grande dello status quo, e cioè che Putin e il suo regime non sopravvivano alla crisi che hanno generato. Ma l’occidente riesce ad intravedere un futuro migliore dello status quo? L’opinione pubblica europea permetterà un ritorno a relazioni “normali” con la Russia? 
Alcuni esperti analisti della Russia, non inclini all’iperbole, credono che il paese potrebbe crollare in seguito a questa crisi e Putin essere destituito e sostituito. A questa ipotesi Michael Kofman, direttore degli studi sulla Russia presso l’istituto di ricerche Cna, si è detto  preoccupato da quello che potrebbe arrivare dopo un’eventuale caduta del regime di Putin. “Non sto dicendo che sarà sostituito da un qualcosa di meglio”, ha detto. “Se non vi piace il sistema autoritario che esiste oggi, potrebbe non piacervi il sistema autoritario che lo sostituirà. Nell’attuale, penso che Putin andrà fino in fondo, ed è questo che mi preoccupa”. 

La domanda, per i leader mondiali, è come assicurarsi che Putin sia sconfitto, fornendogli allo stesso una via d’uscita dalla crisi, ed evitando qualsiasi passo falso che potrebbe portare a una conflagrazione più ampia. Ovviamente, per quanto sostegno l’occidente dia a Kiev, il conflitto deve rimanere tra Ucraina e Russia. In questo modo, i negoziati di pace rimarranno tra i due paesi, e non tra la Russia e l’occidente più in generale. Gli USA, la UE, la Nato, non possono permettere che i colloqui diventino ciò che Putin vuole che siano: un negoziato sulle sfere d’influenza, nel quale l’Ucraina e altri staterelli possono essere barattati. Altrimenti sarebbe una vittoria di Putin, delle sue politiche di rischio nucleare calcolato e delle sue minacce dirette.
In secondo luogo, l’occidente non deve chiudere ai potenziali compromessi che gli stessi ucraini sarebbero disposti a negoziare. Se si vuole che Putin accetti una sconfitta negoziata, avrà bisogno di una foglia di fico per nascondere la realtà di non essere riuscito a vincere una guerra che prometteva facile. L’Ucraina oltre a rinunciare all’ingresso nella Nato dovrebbe anche promettere di non inviare truppe nel Donbass e/o cercare di non riconquistare la Crimea. O anche di procurarsi armi nucleari, o di permettere che siano posizionate sul territorio ucraino. In altre parole, potrebbe usare l’assurda propaganda della Russia a suo vantaggio, impegnandosi formalmente a non fare cose che lui o qualsiasi altro suo successore non avrebbe comunque considerato di fare.

Ma potrebbe davvero andare cosi? Certi compromessi potrebbero non essere equi. Per dire, perché l’Ucraina dovrebbe rinunciare a fare domanda d’ingresso nell’Ue o nella Nato? O perché dovrebbe accettare l’annessione della Crimea, che fa parte del suo territorio sovrano? È qui che le abilità diplomatiche dovranno emergere in primo piano. Alla fine, la diplomazia dovrà convincere ogni parte ad accettare un accordo che permetta a ciascuno di salvare la propria dignità, anche se una parte non lo meriterebbe.

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