Lo Scontro

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Ciò che fino a ieri sembrava impossibile è successo: il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico nelle mani del presidente della Repubblica.
Quella di Mattarella è stata una forzatura istituzionale ai limiti del proprio mandato operativo ma tant’è, ormai la frittata è fatta.
Può aver ragione il presidente quando dice che ha il diritto dovere di supervisionare le nomine di alcuni ministeri chiave; hanno ragione Salvini e Di Maio non arretrando di un millimetro presentando al presidente un “contratto di governo” (cosa mai successa prima) insistendo sul nome di Savona al ministero economico. Quel Paolo Savona già ministro dell’economia nel governo Ciampi.
Il presidente Mattarella ha posto il veto e tanto è bastato per far nascere sul web fior di costituzionalisti che spulciano l’articolo 92 della Costituzione più bella del mondo.
Eppure la giornata sembrava rosea, l’estate è finalmente arrivata, il professor Savona aveva emesso un comunicato distensivo, l’Italia finalmente avrebbe avuto un governo.
Ma come succede sempre nelle giornate di festa, quando il baraccone della fiera diventa più scintillante, dopo aver osservato tutto dall’alto della ruota panoramica, ballato sul tagada’ e ondeggiato sulla barca è successo che tutti hanno voluto fare ultimo giro sull’autoscontro.
I due leader di M5S e Lega non hanno voluto vedere la strada e neppure il Capo dello Stato. Da questo duro scontro è Sergio Mattarella a uscirne particolarmente ammaccato.

Per la prima volta nella storia repubblicana assistiamo ad una gravissima ed inedita crisi istituzionale che coinvolge il presidente della Repubblica che da un lato ha assecondato la formazione di un governo che certamente non sarebbe stato europeista ed atlantico e dall’altro ha scelto di dire di no alla designazione di una figura controversa ma anche autorevolissima e certamente non comprensibile come un “pericoloso rivoluzionario”.
Cosa ci aspetta adesso? Una situazione economica e finanziaria peggiore di quella che Mattarella dice di aver voluto evitare. Ci aspetta inoltre l’ennesima sfibrante infuocata campagna elettorale di cui sinceramente gli italiani non ne ravvisavano la necessità dopo questo governo tecnico di Cottarelli che ricorda i vecchi governo balneari di matrice democristiana suggello della prima repubblica.
Vedremo cosa accadrà e quale governo accompagnerà gli italiani al voto. Ormai però questo è un dettaglio. Restano però veritiere le parole rubate a Massimo D’Alema in un ormai celebre fuorionda e che vaticinavano un esondante successo di Lega e M5S (“arriveranno all’80%!!”) ma soprattutto il governo delle amministrazioni comunali provinciali regionali che saranno destinate a saltare oppure a riservare sorprese …..alla nazzarena. Per non parlare di quei partiti i cui consensi, già in caduta libera, saranno ridotti al lumicino.
In tutto questo contesto, il Quirinale sarà sotto assedio e il presidente della Repubblica sarà talmente scosso dalle parti che si trasformerà dal tranquillo moto perpetuo del pendolo di Foucault all’ottovolante Valravn del Cedar Point.
Prepariamo davvero i popcorn e allacciamo le cinture di sicurezza!

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